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processo di insegnamento apprendimento

Processo di insegnamento apprendimento, lo strumento per raggiungere un determinato scopo

 

processo insegnamento apprendimento

Processo di insegnamento apprendimento

C’era una volta un settore giovanile, una struttura a entità separate, regolate da una pianificazione rigida, compiti definiti, controllo gerarchico e procedure standardizzate.

Purtroppo, in molti settori giovanili, la realtà è ancora questa e resiste al cambiamento.

Il settore giovanile è un’organizzazione complessa, un sistema sociale in cui i partecipanti condividono un interesse comune e un’unità funzionale, un insieme integrato composto di numerosi elementi, fortemente interconnessi tra loro: le singole parti che lo compongono sono in rapporto d’interazione tra loro, comunicano e operano le une in funzione delle altre, influenzandosi vicendevolmente.

In quest’ottica, il settore giovanile ha bisogno di funzioni e ruoli integrati, con obiettivi chiari, sostenibili e condivisi.

Considerare il settore giovanile come sistema complesso è un’opera necessaria, proiettata nel futuro, è improntata in maniera differente rispetto ai programmi tradizionali e, come già costatato nel recente passato, non mancherà di produrre i propri effetti.

Per raggiungere tale obiettivo sono, però, necessari una serie di strumenti, tra i quali è bene considerare il processo di insegnamento-apprendimento, considerando l’insegnamento come la via per raggiungere un determinato scopo, e l’apprendimento come il risultato del percorso, orientato, inevitabilmente, dalla metodologia di allenamento alla quale ispirarsi.

processo di insegnamento

– Processo di insegnamento-apprendimento

Insegnare significa anche apprendere, e se non si apprende non si insegna.

Certamente, l’insegnamento non può ridursi a un semplice trasferimento d’informazioni dall’allenatore all’atleta, ma solo l’interazione tra i soggetti permetterà di creare un insegnamento che risponda a esigenze costituenti il gioco e le applicazioni frutto dell’apprendimento da parte dell’atleta.

Per attuare un metodo d’insegnamento che abbia ricadute sulla formazione globale dell’atleta, lo staff tecnico è chiamato a rispondere a una serie di domande, apparentemente facili, alle quali si troverà̀ risposta solo se si intraprende il cammino con strumenti adeguati quali competenza, umiltà̀ e passione.

-Cosa vogliamo insegnare?
-Quando lo vogliamo insegnare?
-Come lo vogliamo insegnare?
-Cosa vogliamo che imparino?
-Quando ci aspettiamo che imparino?
-Come vogliamo che imparino?

Lopez (2012) riporta la dichiarazione di Oscar Washington Tabarez, storico allenatore uruguayano, “il cammino è la ricompensa”, sostenendo l’idea che il risultato finale del lavoro di squadra non è l’aspetto più importante, ma è il percorso intrapreso che determina il vero apprendimento, elemento centrale per raggiungere grandi obiettivi.

Quindi, è necessario porsi dei piccoli obiettivi prossimali che faciliteranno la probabilità di raggiungere il macro obiettivo che ci si è prefissati.

In questo contesto, la pianificazione, aspetto cardine di ogni insegnamento, è da considerarsi come un processo dinamico, continuo, flessibile e modificabile: osservare, interrogarsi, ipotizzare nuove possibilità e soluzioni, sono elementi che portano il piano di lavoro prefissato a essere sottoposto costantemente a piccoli e grandi cambiamenti.

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Troppo spesso, per essere totalmente fedeli a tutto quello che è stato pianificato, non si presta la dovuta attenzione al contesto in evoluzione, al cambio di predisposizione dei nostri atleti o all’influenza che i risultati, sia positivi che negativi, esercitano sul gruppo di lavoro.

Insegnamento coincide con il concetto di organizzazione del lavoro da svolgere, un compito che richiede tempo, competenza e osservazione, perché un settore giovanile che non pianifica è destinato a fallire.

Il tempo è necessario per creare una metodologia di lavoro condivisa dalla società e dallo staff tecnico, applicabile a tutte le categorie del settore giovanile.

Questa metodologia di lavoro è dettata da una filosofia che deve appartenere a un’organizzazione che punta a valorizzare le proprie risorse umane, in relazione alla propria dimensione: ogni ragazzo ha i suoi tempi di apprendimento e bisogna rispettarli, ogni giovane ha un codice d’accesso e lo staff deve trovare la strada per ottenere il miglioramento del proprio atleta.

La competenza si definisce come una dimensione della persona che, di fronte a situazioni e problemi, mette in gioco ciò che conosce e ciò che sa fare, ciò che lo appassiona e ciò che vuole realizzare (Barrero, 2019).

settore giovanile insegnamento

È necessario considerare che tutte le competenze all’interno del settore giovanile vivano in forma circolare, dove la condivisione della conoscenza è un elemento cardine: mobilizzare le risorse psicologiche delle persone direttamente coinvolte e della rete sociale di riferimento significa saper generare dialogo.

Condividere significa costruire, motivo per il quale l’allenatore deve prestare attenzione a tutti gli aspetti che caratterizzano la formazione del giocatore, il preparatore atletico deve conoscere la filosofia di gioco per adattare ad essa i propri interventi e lo psicologo non può rimane chiuso in una stanza, ma collabora in campo contribuendo a migliorare la metodologia di lavoro.

Le competenze si rinforzano grazie all’ottenimento dei risultati prefissati, ma anche grazie al clima motivazionale che ne facilita il conseguimento.

Gli obiettivi, nel corso della stagione, possono variare, e devono essere rinegoziati con il gruppo, per condividere nuove strategie, nuovi metodi per applicarle e nuove soddisfazioni per tutti coloro che ne fanno parte.

L’osservazione è un elemento fondamentale sul quale costruire il metodo, significa raccogliere informazioni, quotidianamente, sugli atleti e su tutte le figure implicate nel processo.

Monitorare lo sviluppo, i progressi e i deficit da colmare, sono elementi essenziali per poter migliorare la metodologia di lavoro e renderla ancora più funzionale agli obiettivi che ci si pone.

Questo processo porta a costruire una filosofia, uno stile e un modello di gioco, però la cosa più importante è che permette di creare un’identità al proprio settore giovanile, dove il tutto è considerato come più che la somma delle parti.

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Dott. Andrea Menozzi Psicologo dello Sport

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