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PSICOLOGIA SPORTIVA: ATTENZIONE

L’attenzione in psicologia sportiva, è un processo cognitivo complesso, multifattoriale, decisivo nello sport e soprattutto allenabile.

L’attenzione è definibile come la capacità di selezione degli stimoli rilevanti e strutturazione selettiva del campo percettivo, è il filtro di selezione che separa le informazioni rilevanti da quelle irrilevanti, il meccanismo che ci permette di selezionare sulla base delle informazioni che riceviamo.

L’attenzione è, quindi, influenzata dalla capacità dell’individuo a rielaborare le informazioni, ed è un processo psicologico attraverso il quale l’individuo stabilisce un contatto con la situazione che sta vivendo, in funzione degli obiettivi sportivi da raggiungere.

L’Attenzione nello sport

Nello sport, si agisce continuamente in situazioni complesse, nelle quali all’atleta si richiede di realizzare simultaneamente più prestazioni: per esempio, l’atleta deve condurre la palla e proteggerla dall’avversario, mentre “scannerizza” il campo di gioco per trovare il compagno libero.

È ovvio, quindi, che ogni persona deve possedere una specie di filtro o di meccanismo di selezione che separa le informazioni rilevanti da quelle irrilevanti e le sceglie per riuscire ad agire in modo efficace.

L’atleta deve tenere conto di quali siano, presumibilmente, le informazioni attuali più importanti o più rilevanti per il suo problema di gioco.

Ma in che modo il giocatore riesce a sapere da cosa sono rappresentate le informazioni più importanti o più rilevanti?

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Secondo la prospettiva cognitiva, il termine attenzione viene usato per riferirsi a 4 diversi processi (Coult, 1998).

Attenzione selettiva

Il processo dell’attenzione selettiva sceglie tra vari stimoli concorrenti quelli che in un determinato momento sono utili per l’organismo.
Abernethy (2001) afferma che l’attenzione selettiva rappresenta un’arma a doppio taglio: da un lato è una maledizione per tutte quelle situazioni cui è richiesto al giocatore di distribuire simultaneamente la sua attenzione, dall’altro è un bene, perché permette ai giocatori di eliminare i possibili fattori di distrazione e di disturbo (Furley e Memmert, 2009).

Attenzione distribuita

Il processo dell’attenzione distribuita permette a una persona di ripartire le sue risorse attentive su più fonti d’informazione e permette di svolgere più compiti in un ambiente complesso.
L’attenzione si riparte su diversi compiti, allo scopo di svolgere più azioni in un ambiente complesso: per esempio, il giocatore si trova a coprire la palla da un avversario mentre esplora visivamente il campo di gioco in ricerca di un compagno smarcato (Williams, Davids e Williams, 1999).
A causa della limitata capacità di elaborazione, è impossibile recepire tutte le informazioni presenti durante il gioco.

Attenzione spaziale

Si suppone che il processo dell’attenzione spaziale (orientamento dell’attenzione) serva a spostare l’attenzione stessa su stimoli particolarmente rilevanti o su una parte saliente dello stimolo.
Molti studi sull’orientamento dell’attenzione visiva, come quelli che utilizzano il paradigma di Posner (1980), dimostrano che un giocatore può guardare un certo punto del campo, ma concentrare la propria attenzione su un punto diverso: se l’atleta ha indicazioni sul luogo in cui probabilmente sarà presentato lo stimolo imperativo (che determina la risposta) potrà beneficiare di una risposta più rapida.
Se si tiene conto di questi risultati sembra plausibile che le istruzioni dell’allenatore producano lo stesso effetto, e che il giocatore ricavi un vantaggio attentivo in quelle situazioni di gioco che sono attese, e uno svantaggio in quelle inattese.
Questo orientamento dell’attenzione è generalmente definito come la capacità di allocare rapidamente l’attenzione su diversi punti nello spazio, di spostarla e riallocarla (Tenenbaum, Bar-Eli 1995).

Attenzione mantenuta

Il processo attraverso il quale si mantiene l’attenzione (attenzione mantenuta) o la concentrazione rappresenta la capacità di convogliare l’attenzione per un lungo periodo su uno stimolo specifico, su una zona del campo percettivo, su un evento o su un’attività.
Mentre sul tema della concentrazione sono stati pubblicati numerosi lavori, sul tema dell’attenzione mantenuta ci sono pochi lavori scientifici: è definita come la capacità di mantenere l’attenzione su un particolare stimolo o posizione per periodi prolungati.

Bibliografia

Abernethy B. (2001). Attention, in: Singer R. N., Hausenblas H. A., Janelle C. (a cura di), Handobook of research on sport psychology, New York: John Wiley.

Coult, J. T. (1998). Neural correlates of attention and arousal: insights from electrophysioloy, functional neuroimaging and psychopharmacology. Progress in Neurobiology, 55.

Furley, P., Memmert, D. (2009). L’allenamento dell’attenzione nei giochi sportivi. Sds: Scuola dello Sport. Anno XXVII, n° 82.

Posner, M. I. (1980). Orienting of attention. Quarterly Journal of Esperimental Psychology, 32.

Tenenbaum, G., & Bar-Eli, M. (1995). Decision-making in sport: A cognitive perspective. In R.N. Singer, M. Murphey, e L.K. Tennant (Eds.), Handbook of research on sport psychology. New York: Macmillan.

Williams A. M., Davids K., Williams J. G. (1999)Visual Perception and Action in Sport. Londra: E. & F. N. Spon.

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