STRATEGIE per sviluppare AUTOEFFICACIA
psicologia dello sport
L’autoefficacia è il ponte che congiunge le aspettative con il rendimento e lo sforzo con i risultati.
Lo staff tecnico, quindi, è chiamato a dedicare tempo per sviluppare l’autoefficacia dei propri giocatori, invece che perderne ricercando ostinatamente la vittoria.
Alcuni addetti ai lavori credono che la fiducia nelle proprie capacità faccia parte del patrimonio genetico dell’atleta, come se la voglia di arrivare o la mentalità vincente fossero tratti di personalità.
Autoefficacia e processi cognitivi
L’autoefficacia, essendo relazionata ai processi cognitivi, ai pensieri, alle credenze e ai valori della persona, è una delle abilità psicologiche più difficili da allenare.
Cercare di modificare la percezione delle abilità, il sistema di valutazione e le convinzioni personali radicate sono compiti ardui per lo staff tecnico, che devono essere impostati nella gestione quotidiana e nella strutturazione “ad hoc” della seduta di allenamento.
Gli Allenamenti
Lo staff deve preparare le sedute di allenamento considerando il gruppo che ha a disposizione, creando le condizioni affinché gli atleti possano migliorare i requisiti di base e provare giocate che saranno in grado di trasferire in competizione.
Le situazioni di allenamento devono ricreare le condizioni che i giocatori possono rivivere durante le gare: la ripetizione e le sperimentazioni in allenamento favoriscono, infatti, lo sviluppo dell’autoefficacia.
Allenare l’autoefficacia
Sono numerose le ricerche che hanno dedicato una parte dei lavori allo studio delle tecniche per allenare l’autoefficacia dei propri giocatori (Boillos, 2006).
Sono illustrate, quindi, una serie di strategie da utilizzare principalmente nel contesto controllato dell’allenamento, perché l’autoefficacia è una abilità che si costruisce nella quotidianità del lavoro, allo scopo di essere manifestata in tutta la sua valenza nella competizione.
Utilizzare l’approssimazione positiva come filosofia di allenamento:
il clima di lavoro influenza notevolmente l’espressione delle qualità dei giocatori.
Non perdere controllo se esercitazione non va come richiesto:
quando l’esercitazione non va come si era immaginato, può essere utile individuare momento adatto per fare una battuta.
Criticare in maniera costruttiva:
i giovani atleti hanno bisogno di capire cosa stanno facendo bene o cosa hanno bisogno di migliorare. E’ consigliabile criticare cominciando da ciò che si è fatto bene, per poi correggere il comportamento errato con risposta alternativa.
Dare a tutti la stessa opportunità di apprendimento:
un errore che non deve commettere l’allenatore è di focalizzare la propria attenzione principalmente sugli atleti più dotati, quelli che abitualmente hanno un minutaggio maggiore perché ritenuti più pronti.
Parlare guardando negli occhi:
lo sguardo è una parte fondamentale della comunicazione non verbale, che comprende tutti gli aspetti di uno scambio comunicativo che non riguardano il livello puramente semantico del messaggio (il significato letterale delle parole che compongono il messaggio), ma che fanno riferimento al linguaggio del corpo.
Un giovane atleta deve imparare a esprimere con i dovuti modi la propria opinione, creando un confronto che può far nascere spunti interessanti.
Mostrare soddisfazione per buon lavoro:
l’allenatore non deve aver paura di dire “bravo” al proprio giocatore che sta eseguendo al meglio delle sue possibilità le esercitazioni proposte.
Il rinforzo positivo fornito è quello prodotto dall’allenatore che si congratula con l’atleta dopo che ha svolto un esercizio corretto. Il rinforzo negativo fornito si evidenzia, ad esempio, quando l’allenatore critica lo scarso impegno in allenamento.
Utilizzare feedback che permettano al giocatore di imparare e avvertire progresso:
lo staff tecnico deve mostrare chiarezza e capacità correttiva nei messaggi che emette.
Messaggio con intenzione motivante:
l’obiettivo è stimolare e rinforzare l’esecuzione del giocatore. Una semplice frase del tipo “così si fa !” aiuta ad aumentare la probabilità di emissione di una risposta.
Messaggio per creare opportunità di azioni:
lo staff tecnico emette messaggi per facilitare il controllo di un aspetto dinamico della prestazione, come per esempio“ recupera la linea difensiva”.
I principi di questo linguaggio che l’allenatore può trasmettere riguardano i concetti della trasmissione, degli smarcamenti, dei posizionamenti di copertura e di tutti gli sviluppi di gioco offensivi e difensivi.
In pratica, l’azione di facilitatore dell’allenatore consiste nel fornire ai giocatori tutti gli strumenti con i quali possano applicare ed eseguire strategie comuni di gioco.
Messaggi sensoriali e percettivi:
le situazioni di gioco richiedono un costante adattamento e, quindi, la percezione della realtà e la conseguente presa di decisione faranno si che le scelte siano efficaci.
Assume rilevanza il capire dove possono nascere gli errori messi in atto dall’atleta durante il processo di presa di decisione e aiutarlo a memorizzare segnali rilevanti che facilitino la scelta adeguata.
Clima motivazionale orientato al compito:
l’ambiente che l’atleta percepisce determina il criterio con cui giudicherà i miglioramenti e le possibilità di aumentare la propria fiducia.
Allenamenti variabili e flessibili:
il piacere di giocare a calcio, di stare in gruppo, di crescere con i compagni sono aspetti fondamentali della pratica sportiva di un giovane calciatore.
La componente ludica è un pilastro della seduta d’allenamento, un clima allegro e serio nel rispetto delle regole e dell’educazione al gioco dove la competizione, le gare a staffetta, le esercitazioni con punteggi e le partite a tema incentivano il piacere e il divertimento per il gioco più bello del mondo.
Lo staff deve perfezionare il processo d’apprendimento durante l’allenamento, attraverso una conduzione che favorisca la presa di decisione del giocatore in esercitazioni diverse e divertenti.
Stabilire obiettivi di prestazione per ogni seduta:
gli obiettivi di prestazione si riferiscono ai miglioramenti riscontrati in determinate abilità o comportamenti che l’atleta è chiamato a raggiungere per aumentare le sue probabilità di raggiungere gli obiettivi di risultato.
Questo processo si attiva se lo staff tecnico condivide gli obiettivi della seduta con i propri giocatori, in modo da renderli consapevoli del lavoro da svolgere.
Bibliografia
Bandura, A. (1977). Social learning theory. New York: General Learning Press.
Boillos, D. (2006). La mentalización en el futbol moderno. Madrid: Biblioteca nueva.
Carrascosa, J. (2003). Saber Competir. Madrid: Editorial Gymnos.
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