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intro team building

nozioni su leadership e intro team building

“Non capisco perché si dice che qualcosa sia impossibile solo quando è difficile. Bisogna riconoscere le opportunità soprattutto nelle difficoltà”

Cholo Simeone

La squadra è quello strano personaggio che vive nello spogliatoio.

Tutti ne parlano bene e per tutti è importante, si dice che grazie a lui si raggiungono i successi e tutti lo chiamano in causa quando si presentano le difficoltà.

Ogni squadra è un gruppo, ma non tutti i gruppi sono una squadra.

Il senso d’interazione o d’interdipendenza verso un obiettivo comune distingue il gruppo dalla mera sommatoria d’individui, in quanto è necessario avere obiettivi comuni, determinati modalità e tempi di costruzione della stessa.

nozioni di tem building

Un team di 20 o più atleti e membri dello staff tecnico si ritrovano ogni estate a lavorare insieme per un obiettivo comune, ma questa condizione non determina l’avvenuta composizione di una squadra, un essere con vita propria che cresce e si sviluppa in base alle relazioni che intercorrono tra i membri.

Contributi individuali e collettivi s’integrano tra loro al fine di creare un clima, una cultura di squadra e la coesione che ne sanciscono la sua unità.

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Dott. Andrea Menozzi psicologo dello sport

Un progetto collettivo richiede rispetto delle differenze individuali, delle regole di convivenza e delle sanzioni che disciplinano le trasgressioni.

Inoltre, stare insieme in uno spogliatoio o in un campo non significa essere capaci di competere e di cooperare, elementi indispensabili per far crescere la coesione interna.

Quest’ultima non appare magicamente, ma deve essere allenata quotidianamente attraverso strategie organizzative, comportamentali ed esercitazioni in campo, grazie alle quali il processo dinamico caratteristico della coesione può trovare forza, sia nelle dinamiche interpersonali sia nella realizzazione delle sfide sportive.

La responsabilità di costruire una squadra è di tutti i suoi membri, sebbene l’“ingegnere” a capo del cantiere sia l’allenatore.

intro team building e leadership

La leadership è definita come il processo d’influenza sociale nel quale una persona può assicurarsi l’aiuto e il sostegno degli altri nella realizzazione di un compito comune, ma semplicemente consiste nel saper dare ad altri un piano di lavoro, una direttiva avendo una visione delle possibilità e delle mete, potenziare le condizioni psicologiche e sociali, e consiste nel selezionare, motivare, premiare, sostenere e unificare i membri della squadra (giocatori, assistenti e tutti coloro che collaborano all’organizzazione).

La leadership è un processo che si fonda sul costante adattamento dei comportamenti dell’allenatore e dei giocatori ed è da intendersi come un concetto aperto che si sviluppa in maniera individuale e collettiva durante la costruzione della squadra.

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Tutto ciò non può avvenire senza interazione, emozione e comunicazione tra tutti coloro che fanno parte del gruppo di lavoro, in quanto evolve e si modifica adattandosi al contesto, ai momenti della stagione sportiva e alle caratteristiche individuali che ogni membro apporta durante la convivenza.

processo della leadership

La leadership è un processo, e come tale non si esercita in maniera improvvisata: conoscere le proprie azioni, disporre di abilità, assolvere le responsabilità e d’impiegare al meglio gli strumenti a disposizione non certifica chi lo fa con il titolo di leader, ma sicuramente lo può aiutare in questo percorso di grande importanza e difficoltà.

Lo sport, per i nostri adolescenti, è un contesto rilevante, che occupa una buona parte della loro vita: per questa ragione è necessario intenderlo come un gioco di relazioni, dove l’atleta cresce sulla base di tutto ciò che avviene nel campo durante allenamenti e partite, oltre che nello spogliatoio e in tutti i momenti di socializzazione che avvengono durante la sua esperienza nel club.

In quest’ottica, gli allenatori dovrebbero creare contesti per facilitare lo scambio di informazioni sulla base del proprio sistema di valori, delle necessità del gruppo-squadra, della filosofia di gioco che il team desidera sviluppare, e favorendo il problem solving.

Troppo spesso, però, più che creare un senso di appartenenza e un senso del “noi”, gli allenatori tendono a sentirsi come “padroni” della squadra, quasi fosse di loro proprietà.

Preme ricordare che allenare nel settore giovanile significa condividere informazioni, non esercitare un controllo su atleti di giovane età senza dargli la possibilità di esprimere quello che vivono durante il gioco.

L’abilità comunicativa è una conquista difficile e raggiungerla comporta dei problemi, però è possibile: tanto più gli allenatori riusciranno a comunicare e a cooperare, quanto più riusciranno a uscire dalle opinioni e ideologie, dai punti di vista, per porsi in quello degli altri, colleghi e giocatori.

Lavorare sul team building significa creare uno spirito di squadra, un gruppo di lavoro, dove i membri del team (atleti e allenatori) sviluppino un senso di appartenza che li porterà a migliorare le prestazioni in campo e a diventare squadre pronte ad affrontare le avversità tipiche dello sport.

Bibliografia

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