relazione allenatore/atleta
Strategie per sviluppare la relazione allenatore-atleta: modalità comunicative
Nello sport, la comunicazione è la pietra angolare intorno alla quale si sviluppano le dinamiche di gruppo, uno strumento fondamentale a disposizione dell’allenatore per entrare in relazione con gli atleti, per spiegare obiettivi e dare indicazioni tecnico-tattiche, nonché per costruire la coesione interna.
Tutti i componenti del gruppo sono quindi chiamati a collaborare e a generare un buon clima comunicativo, anche se è sicuramente un aspetto sul quale gli allenatori devono e possono fare di più.
L’abilità comunicativa è una conquista difficile e raggiungerla comporta dei problemi, però è possibile: tanto più gli allenatori riusciranno a comunicare e a cooperare, quanto più riusciranno a uscire dalle opinioni, dalle ideologie e dai punti di vista, per porsi in quello degli altri, colleghi e atleti.
Mehrabian (1972) ha condotto uno studio in cui ha dimostrato che l’efficacia di un messaggio è influenzata in percentuali differenti dai tre canali:
- 7% dal Verbale
- 55% dal Linguaggio del Corpo (non verbale)
- 38% dal ParaVerbale
Figura 1. Modalità Comunicative
Comunicazione Verbale
La comunicazione verbale riguarda tutto ciò che può esser detto, perché il significato relativo a concetti, idee, sentimenti, esperienze viene esplicitato attraverso le parole.
In questo caso è indispensabile che i codici utilizzati dall’emittente e dal ricevente siano uguali per una corretta ed efficace comprensione.
Gli allenatori danno spesso per scontato che il codice sia conosciuto a tutti i soggetti che entrano in relazione quando s’inizia un processo di comunicazione, e questo errore causa gravi conseguenze.
Valutando nello specifico l’abilità di comunicazione dell’allenatore, è possibile delineare un decalogo da tenere in considerazione affinché la comunicazione sia efficace per gestire le dinamiche di gruppo, sia da un punto di vista tecnico che da un punto di vista psicologico (Weinberg e Gould, 2007):
Figura 2. Comunicazione Verbale
Essere chiaro e coerente
per evitare discussioni, spesso gli allenatori non emettono messaggi chiari e si perdono in discorsi pieni d’insinuazioni.
È bene evitare i messaggi doppi, perché generano un senso di frustrazione nel giocatore, determinato dalla percezione d’incoerenza e informazione contraddittoria.
Essere coerente significa mostrare congruenza tra quello che si dice e quello che si fa: la credibilità può essere fortemente messa a repentaglio da questa discrepanza.
Parlare in prima persona
alcuni allenatori parlano attraverso terze persone e non affrontano i giocatori faccia a faccia. Si utilizza una comunicazione impersonale del tipo “la società ha detto”, “si dice che”, al posto di una comunicazione in prima persona supportata da frasi come “penso che”, “la mia opinione è”.
Essere specifico
spesso, nel discorso, si omettono dettagli importanti a riguardo dell’informazione, dando l’impressione di non essere a conoscenza del tema e di parlare di contenuti in maniera vaga.
Far conoscere le necessità e i sentimenti
nella società attuale, sembra che mostrare paura, incertezza e insicurezza di fronte alle persone sia un sintomo di debolezza.
Senza dubbio, l’allenatore efficace deve essere capace di esporre pubblicamente ai suoi atleti i propri sentimenti, in modo da fortificare la relazione interpersonale con i membri del gruppo.
Elaborare un aspetto alla volta
in alcuni momenti, un membro dello staff sta apportando al leader informazioni importanti circa un determinato aspetto dell’allenamento o della gara, ma, essendo presi da altre problematiche, non gli viene data l’importanza che merita e non si comprova che le informazioni ricevute avessero fondamento.
Correggere al momento opportuno
se qualche comportamento deve essere modificato o riadattato, così in campo come nello spogliatoio, è bene farlo subito e in maniera immediata.
Non è, infatti, utile aspettare e tirar fuori il tema in un altro momento, quando potrebbe essere difficile ricordare gli antecedenti e le conseguenze del comportamento in esame.
Appoggio e sostegno
l’atleta è un alleato, non un nemico.
La base della coesione di squadra risiede nell’atteggiamento di appoggio sincero e aperto da parte dell’allenatore, che deve mostrare al giocatore sostegno nel momento del bisogno.
Coerenza con messaggio non verbale
un allenatore può confondere e mettere in difficoltà i propri giocatori quando emette un messaggio e il comportamento non verbale sta a significare l’opposto. È frequente sentire allenatori che chiedono “calma” ai propri giocatori urlando, o che si agitano in maniera forsennata lungo l’area tecnica.
comunicazione non verbale
La comunicazione non verbale (CNV) avviene tramite il linguaggio del corpo e le relazioni spaziali.
La comunicazione non verbale può rinforzare o contraddire il messaggio emesso con la voce, può sostituire la parola e regolare la comunicazione tra le parti: trasmette, quindi, una gran quantità d’informazioni che possono essere soggette a svariate interpretazioni.
Nella comunicazione faccia a faccia, tipica dello sport, l’aspetto realmente importante è “come diciamo le cose” e il linguaggio del corpo si esprime attraverso la postura, i gesti, il contatto corporale e le espressioni facciali.
Figura 3. Comunicazione non verbale
La postura
di un allenatore comunica il suo stato d’animo e il suo atteggiamento, ed è un elemento che serve a trasmettere messaggi concreti e a rendere comprensibili richieste di attenzione e controllo emotivo da parte dell’atleta.
I gesti
sono maggiormente legati alla forma intrinseca del messaggio, però questo non significa che l’allenatore non sia in grado di controllarli.
Il dominio dei gesti assume grande rilevanza quando i messaggi verbali sono difficilmente udibili a causa del rumore ambientale o della distanza.
Il contatto corporale
è uno strumento di rinforzo comunicativo, ed è una delle forme di linguaggio del corpo più utilizzate per esprimere affetto, per calmare o per interrompere la comunicazione.
Le espressioni facciali
così come i gesti, accompagnano il messaggio verbale, sono generalmente spontanee e devono essere tenute in grande considerazione dall’allenatore.
Cicerone diceva che “come il volto è l’immagine dell’anima, gli occhi ne sono gli interpreti”.
Le relazioni spaziali
definite anche come prossemica, fanno riferimento alle conoscenze di come si comunica utilizzando lo spazio, la distanza dagli altri e dall’eventuale invasione del “proprio territorio” da parte dell’interlocutore.
comunicazione paraverbale
La comunicazione “paraverbale” comprende quell’area della comunicazione che si riferisce al linguaggio, ma non riguarda “ciò che dici” ma “come lo dici”.
Si definiscono paraverbali tutti quei fenomeni che accompagnano la voce durante la comunicazione verbale e che ne permettono la chiarezza.
La comunicazione paraverbale include parametri come il tono della voce, il timbro, il ritmo o la velocità con cui si parla, il volume della voce, la fluidità del discorso, la respirazione, le pause e i silenzi, la prosodia, che sono presentati di seguito nel dettaglio.
Figura 4. Comunicazione Paraverbale
Il tono della voce
è talmente potente che, a prescindere dal contenuto verbale, può far assumere al messaggio verbale un significato oppure un altro, anche di tipo opposto.
Il timbro
riguarda il registro vocale tipico della persona, è l’aspetto paraverbale più legato alla personalità e dipende anche dalla struttura delle corde vocali di ogni soggetto.
Il ritmo
è la velocità con cui si parla, e può evidenziare lo stato di tensione o di relax.
Il volume della voce
è un fattore modulabile (alto o basso) che gli allenatori tendono a utilizzare così: più importante è il tema più il volume è alto.
La fluidità del discorso
consiste nel legame tra le parole senza l’abuso di interiezioni del tipo (uhm, eeh, mmm, oh!) o di ripetizioni, pronunce errate e parole senza senso.
La respirazione
è caratterizzata da ispirazioni e espirazioni, che possono determinare la qualità del discorso. Una respirazione regolare trasmette tranquillità all’ascoltatore, a differenza di una respirazione rapida che può produrre nervosismo in chi ascolta.
Le pause e i silenzi
sono aspetti in relazione con la respirazione, che però non incidono sulla qualità del discorso.
In ambito sportivo le pause e i silenzi sono strumenti importanti, ma purtroppo pochi lo sanno e le utilizzano.
La prosodia
è la melodia del discorso, ed è vincolata dal contesto culturale.
Ricordiamoci sempre che una parola pronunciata non torna più indietro.
Bibliografia
Mehrabian, A. (1972). Nonverbal communication. New York: Routledge.
Weinberg, R. S., e Gould, D. (2007). Foundations of sport and exercise psychology (4th ed.). Champaing (IL): Human Kinetics.