ansia da prestazione e possibili rimedi
COME ELIMINRE L’ANSIA DA PRESTAZIONE del calciatore E possibili rimedi
Hai l’ansia prima di ogni gara e ti chiedi quali possano essere i rimedi per la prestazione? Il concetto di pressione psicologica è un costrutto molto utilizzato nella psicologia dello sport, un concetto cruciale per spiegare aspetti importanti della relazione che intercorre tra l’atleta e le sue possibilità di prestazione.
Ansia da prestazione e pressione psicologica prima di ogni gara
La pressione psicologica è un processo per il quale il calciatore sperimenta un’alterazione del livello di attivazione per adattarsi a una nuova realtà di fronte ad una situazione antecedente o stimoli stressanti (interni o esterni): nel caso in cui non siano presenti le risorse necessarie per affrontare la situazione, possono manifestarsi risposte fisiologiche e cognitive associate ad ansia e stress con conseguenze a livello psicologico e di prestazione.
Non esiste una forma unica di pressione, ma che questa si differenzia secondo le situazioni stressanti dell’allenamento e della gara, e ne propongono una differenziazione partendo dal concetto d’individualità e collettività.
PRESSIONE PSICOLOGICA INDIVIDUALE
La pressione psicologica individuale è composta di un insieme di potenziali agenti stressanti, la cui ripercussione agisce sul giocatore nello specifico, caratterizzata da circostanze sportive o personali, e che lo portano a elevati livelli di ansia cognitiva e ansia somatica. Le aspettative del club sulle sue capacità di prestazione, l’aspirazione personale, le condizioni socio-affettive che vive all’interno della squadra, la relazione con lo staff tecnico possono essere fonti di pressione psicologica.
Inoltre, per alcuni giocatori, un certo grado di ansia e stress può generare sensazioni positive, incrementare la motivazione e la voglia di mostrare le proprie capacità.
PRESSIONE PSICOLOGICA COLLETTIVA
La pressione psicologica collettiva è composta di un insieme di potenziali agenti stressanti la cui ripercussione agisce sui giocatori della squadra, e, come spiegato, può nascere anche solo da un giocatore per poi essere estesa a buona parte del gruppo.
Giocare la finale del campionato o i playout per non retrocedere, sopportare le critiche dei dirigenti e dello staff tecnico, non avere i mezzi adeguati a svolgere gli allenamenti a livello di materiale e infrastrutture possono essere fonti di pressione psicologica collettiva, elevando il grado di ansia e stress dei giocatori a tal punto da avere forti ripercussioni sulla prestazione.
Le caratteristiche della pressione individuale e della pressione collettiva possono essere determinate dalla provenienza e dalla natura degli stimoli, che permettono di classificarla, quindi, in due modalità differenti: Pressione Interna e Pressione Esterna.
Dott. Andrea Menozzi Psicologo dello Sport
PRESSIONE PSICOLOGICA INTERNA ED ESTERNA
La variabile interna-esterna fa riferimento alla provenienza e alla natura degli stimoli, definendo per interno tutto ciò che nasce a livello intrinseco nel giocatore, mentre per esterno tutto ciò che si riferisce alle situazioni che si verificano a livello contestuale.
Le azioni della pressione interna ed esterna possono essere classificate in:
-Pressione individuale interna: livello intrapersonale (giocatore).
-Pressione individuale esterna: livello interpersonale (ambiente).
-Pressione collettiva interna: livello intragruppo (squadra).
-Pressione collettiva esterna: livello intergruppale (ambiente).
La pressione individuale interna
include le variabili intrapersonali che generano uno stato di pressione, come le aspettative del giocatore, i pensieri, gli obiettivi sportivi e quelli personali.
L’importanza di far conciliare percezione e realtà permette all’atleta di utilizzare un dialogo costruttivo con sé stesso, e di adattarsi ai continui cambiamenti che caratterizzano la pratica sportiva: il giocatore ha un’immagine di sé stesso, che deve mantenere e migliorare, e la paura del giudizio esterno, come il fatto di non ritenersi all’altezza della situazione, possono sviluppare inadeguatezza e sentimenti d’inferiorità.
È frequente che la percezione di minaccia, derivante dall’interazione tra le situazioni potenzialmente stressanti e le caratteristiche personali, mobiliti il giocatore alla ricerca di “risorse straordinarie”, che nemmeno l’atleta pensava di poter tirar fuori: la capacità di coping è la base per ridurre la percezione di stress legata a determinate situazioni.
La pressione individuale esterna
include le variabili interpersonali che generano uno stato di pressione, tra le quali si possono individuare fattori contestuali come le condizioni della competizione, i ruoli e le relazioni con i compagni, la leadership dell’allenatore e l’influenza di famiglia, amici e partner.
Le condizioni della competizione sono quei fattori che possono classificarsi in funzione del significato che assumono per il giocatore: ci sono, infatti, atleti che possono essere facilmente condizionati positivamente o negativamente dal terreno di gioco, dalle condizioni climatiche, dalla presenza o no del pubblico, dalle decisioni arbitrali.
Costituiscono la pressione individuale esterna anche quei fattori di natura sociale che si basano sulle relazioni che il giocatore mantiene e instaura con i compagni di squadra, l’allenatore e l’intorno familiare.
I compagni di squadra possono essere una grande fonte di pressione, perché non sentirsi a proprio agio nel gruppo, essere vittima di scherzi o episodi di bullismo, portano il giocatore a percepire l’ambiente come minaccioso e fonte di stress.
Lo stesso allenatore, infatti, non tenendo in considerazione il giocatore e non facendolo sentire parte del progetto tecnico, può indurre pressione, limitando ancora di più le sue possibilità di adattamento alle situazioni stressanti che è chiamato ad affrontare.
La pressione collettiva interna
include le variabili intragruppo che generano uno stato di pressione, tra le quali si possono individuare la coesione interna, le situazioni generali della competizione e i rapporti fra i giocatori.
La coesione interna è la tendenza del gruppo a rimanere unito, ed è il costrutto che è chiamato in causa per capire e migliorare la prestazione di squadra.
Spesso, però, questi fattori possono essere messi a dura prova a causa di una serie di elementi che portano il gruppo a non riuscire a fronteggiare le situazioni quotidiane ed essere sopraffatto dalla pressione negativa: un esempio può essere rappresentato da una serie di risultati negativi, che disattendono le aspettative di inizio stagione di dirigenti e allenatori.
La pressione collettiva esterna
include le variabili intergruppo che generano uno stato di pressione, tra le quali si possono individuare la storia del club e la dirigenza.
Ci sono club nei quali giocare non è facile, perché hanno una storia centenaria, magari costellata di successi, e dove si avverte una certa “pressione”.
Il club può, infatti, sulla base delle sue caratteristiche interne, esercitare una pressione positiva o negativa sul gruppo di giocatori che lo rappresentano.
La pressione psicologica, quindi, è da intendersi come l’insieme di stimoli interni ed esterni che possono determinare ansia e stress (positivo o negativo) su un giocatore o su più membri della squadra.
Queste condizioni ansiogene e stressanti possono comparire durante gli allenamenti e durante le gare, e anche nei momenti extra attività sportiva.
Il giocatore deve imparare a convivere con la competizione, deve trovarne il piacere durante l’esecuzione, e non farsi sopraffare dalle situazioni che potrebbero portarlo a elevati livelli di ansia cognitiva e somatica.